Il metodo Davis

Nato negli anni 90 in America dalle esperienze personali e dalle intuizioni del suo fondatore, Ronald Davis, il metodo ha già aiutato tanti ragazzi dislessici in tutto il mondo a superare i problemi scolastici creati dalla dislessia. E’ un approccio concreto che viene incontro alle caratteristiche comuni ed al particolare stile di apprendimento dei ragazzi dislessici e offre un percorso di apprendimento che garantisce il successo su queste problematiche nella scuola e nella vita. Ecco le più comuni caratteristiche dei dislessici che Davis ha individuato e che rappresentano, al tempo stesso, problemi e talenti naturali, situazioni di base e di sviluppo del metodo.

  1. L’abilità di pensare prioritariamente per immagini anziché a parole
  2. L’abilità di alterare e creare le percezioni
  3. L’abilità di pensare e percepire in maniera multidimensionale
  4. Una curiosità superiore alla media
  5. Un’alta consapevolezza dell’ambiente che li circonda
  6. Sono dotati di molto intuito ed introspezione
  7. Possono sentire il loro pensiero come reale
  8. Hanno una vivida immaginazione

L’epistema che sta alla base del metodo è che la dislessia è una condizione auto-generata, è un prodotto del pensiero e una maniera speciale di reagire alla sensazione di confusione. I problemi scolastici sono la conseguenza del disorientamento che succede ogni volta che il processo di pensiero non verbale viene interrotto. I dislessici infatti sviluppano il pensiero verbale molto più tardi e si avvalgono prioritariamente del pensiero non verbale che è un tipo di pensiero più di base. Il pensiero non verbale, che si attua tramite le immagini, è evolutivo. L’immagine infatti si sviluppa mentre il pensiero aggiunge altri concetti. Questo tipo di pensiero è talmente veloce che il bambino o adulto dislessico non si rende conto di farlo. L’immagine è tridimensionale e multisensoriale, si arricchisce attraverso il significato del linguaggio di altri concetti e idee che completano il quadro dell’immagine originaria. Il blocco arriva quando una parola sconosciuta non può essere incorporata nell’immagine complessiva e la persona si ritrova con una sequenza di immagini scollegate da spazi bianchi. Qui arriva la confusione ed il disorientamento, la percezione dei simboli diventa alterata e distorta in modo tale che leggere o scrivere diventa difficile o impossibile. Ed ecco che compaiono i sintomi: sostituzioni, omissioni, rovesciamenti, trasposizioni, fraintendimenti, difficoltà a prestare attenzione, a seguire istruzioni o sequenze. Il senso del tempo diventa alterato e la coordinazione motoria ritardata. I ripetuti errori portano a reazioni emozionali, frustrazione e perdita di autostima.

Nella nostra lingua ci sono tante parole che non hanno immagine e costituiscono dei continui, reali blocchi nel pensiero e nella lettura e nella scrittura dei ragazzi definiti come dislessici. Attraverso la plastilina, che è un materiale multisensoriale, si effettua tutto un lavoro di precisazione e apprendimento del significato di tutte queste parole senza immagine fino alla completa comprensione della lettura e di ogni discorso orale. Il processo è frutto della creatività del soggetto coinvolto che si assume in pieno la responsabilità di farlo proprio e di integrarlo nel suo personale sistema di pensiero.

Ma gli strumenti Davis non sono tutti qui: ci sono gli strumenti per allentare la tensione, per focalizzare l’attenzione, per controllare l’energia e creare le condizioni più idonee per l’apprendimento, il tutto in linea con i risultati più recenti delle ricerche nell’ambito delle neuroscienze.

Cordelia Migliorini