La dislessia non è una malattia

La dislessia non è una malattia, non è un disturbo neurologico, sfatiamo un altro mito.

I bambini dislessici, secondo Ronald Davis, sono bambini intelligenti che imparano attraverso uno stile prioritariamente visuale.

Il loro vero problema è il disorientamento percettivo e questo disorientamento costituisce la barriera più grande per il loro progresso.

Quando un individuo diventa disorientato, la sua percezione dell’immagine o della realtà diventa distorta.

Il disorientamento non è un qualcosa che sperimentano soltanto i dislessici. Ognuno di noi può aver sperimentato uno stato di disorientamento quando  ha guardato una illusione ottica o quando è stato esposto a stimoli sensoriali ingannevoli senza che questo abbia costituito un problema.

Per un bambino che comincia la scuola e cerca di imparare i simboli del linguaggio, il disorientamento invece diventa un ostacolo. I disorientamenti accadono spontaneamente, uno dopo l’altro, perché il bambino incontra tante fonti di confusione in una singola frase: lettere particolari (es. s e z, m e n, b e d, q e p …… ) o parole (per esempio topi- dito – doti ….) che egli percepisce come sempre diverse aumentando la confusione e lo stress.

“Il disorientamento poi non si limita all’input visuale; può anche causare allo studente di fraintendere o confondere le parole espresse o alterare la sequenza delle parole nella frase.

Il senso del tempo delle persone disorientate può diventare irregolare e la coordinazione motoria può essere ritardata. I ripetuti errori che risultano dalla errata percezione a causa del disorientamento inevitabilmente portano alle reazioni emozionali, alla frustrazione e alla perdita di autostima.” (Ronald Davis)

Spesso un genitore o un insegnante, di fronte a queste manifestazioni, arriva a pensare che lo studente abbia problemi di memoria e incoraggia la ripetizione e la memorizzazione nel tentativo di aiutarlo, mentre lo studente è soprattutto confuso e frustrato, non smemorato”.

Il metodo Davis offre ai dislessici metodologie innovative per:

  • Controllare il disorientamento
  • Eliminare il disorientamento

Queste strategie innovative si avvalgono della facoltà di immaginazione che per i dislessici è uno dei punti di forza. Per prima cosa portano lo studente a riconoscere quando è disorientato e gli insegnano a “orientarsi”.

Dal libro “The Gift of Learning” :“Uno stato di orientamento esiste quando noi siamo consapevoli del luogo dove siamo e della posizione. Raggiungiamo l’orientamento usando tutti i nostri sensi della vista (visuale), udito (uditivo), tatto (tattile), odorato e gusto, equilibrio e movimento (cenestesico) e tempo. Una volta che siamo consapevoli del luogo e della localizzazione delle cose nell’ambiente, basandoci sulle nostre percezioni possiamo localizzare noi stessi nel giusto rapporto con esse. Uno stato di orientamento può esistere solo se e quando le percezioni sono accurate”

Naturalmente questo non è sufficiente a risolvere la dislessia, è solo il primo passo per affrontare il sintomo chiave: la reazione a confusione e stress, non la causa di questa reazione.

Per migliorare la lettura, la scrittura e lo spelling, occorre quindi anche un programma in cui ci siano tre passaggi chiave:

  • Padronanza dell’alfabeto e simboli linguistici di base;
  • Padronanza delle parole per cui il dislessico non si figura un’immagine o un significato;
  • Capacità di disporre in sequenza lettere, parole e comprensione durante la lettura.

Nel libro “The gift of learning” infatti, Ronald Davis stesso chiarisce che “L’aspetto più significativo della teoria Davis nel risolvere la dislessia è nell’osservazione che quando un simbolo – una parola scritta- non ha un’immagine mentale e un significato per un dislessico, questa comporterà disorientamento e sbagli.

Se mostriamo a un dislessico come spengere i disorientamenti quando questi avvengono e lo aiutiamo a trovare e ad avere la padronanza dell’informazione simbolica che fa scattare il disorientamento, i problemi di lettura, matematica, scrittura e di compitazione cominciano a scomparire.” Ronald DAVIS